
Nelle scorse settimane ho passato diversi giorni in cui la vita e il tempo mi sono davvero pesati; sentivo in me malessere sia nell’anima che nel corpo.
Sono stati giorni davvero difficili in cui ti vedi tutto intorno e fatichi a trovare sollievo ma non ne trovi.
Ti manca anche l’energia per parlarne con un amico o un’anima che in quel momento non c’è, proprio perché stai male e qualsiasi cosa ti crea una sorta di visione e sensazione nera.
Il male avanza, quello che vedo e percepisco in quelle situazioni in cui si usa la violenza al posto dell’autocontrollo, del rispetto e della gentilezza.
La vita è un racconto ed un’esperienza complessa, ma, ora che ho avuto qualche giorno di tregua, ho l’impressione di sentire arrivare un nuovo peso sulle spalle.
Lo ascolto, lo osservo e cerco di capire come è arrivato e come arriverà di nuovo.
Un contesto spesso problematico è la famiglia, specie se a quasi 39 anni vivi ancora sotto lo stesso tetto.
Da una parte è una fortuna perché c’è chi vorrebbe questa fortuna ma l’ha persa; dall’altra c’è il bisogno di creare una nostra famiglia in sintonia e in linea con quello che siamo.
Sotto il concetto di famiglia si può spaziare molto: ci sono diversi tipi e tipologie di famiglie, tra cui anche quella composta dagli amici dai quali ci circondiamo.
Cosa sarebbe la vita se non ci fossero “amici” esterni all’ambiente in cui cresciamo?
Per quanto ci possiamo sforzare di essere esseri solitari, siamo fatti per socializzare; a volte proprio da questo nasce il benessere o il malessere se qualcosa non funziona.
Gli anni passano e vedo i tempi diventare sempre più duri, non solo per il normale svolgimento del tempo ma sembrerebbe anche per le difficoltà del periodo storico moderno, che sembra quasi farci vivere sempre meno.
Perché questi pensieri, perché questa pagina di diario?
L’ispirazione mi è venuta da fastidi, pesi recentemente percepiti e dal ricordarmi che, nello stare male, non sapevo più perché stavo male e cosa potesse farmi stare bene.
Quando sto male mi domando cosa mi farebbe stare meglio; credo sia importante chiederselo, poiché può essere il primo passo verso una direzione importante: quella di prenderci cura di noi in modo costruttivo.
Perché sto bene?
Perché sto male?
Cosa posso fare per stare meglio o cosa potrebbe farmi stare meglio?
Nel momento di buio rimane difficile rispondere a queste domande perché la testa è piena e confusa, come avvolta da una nebbia fastidiosa.
Ci fanno stare male pezzetti della nostra storia ma anche i contesti che abbiamo intorno.
Allo stesso modo ci fa stare bene quello che sappiamo che ci fa stare bene, ovvero quando l’abbiamo già trovato e fa parte della nostra vita.
Per poter affermare cosa ci fa stare bene dobbiamo averlo sperimentato almeno una volta.
A volte potrebbe essere che mi sento male perché sono fuori dal mio contesto, mi trovo in un mondo che non è il mio, una dimensione costruita con delle sintonie su chi sono davvero e che conta per me.

